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Alla scoperta delle masserie garganiche: la Masseria Paolino ad Ischitella

Il nostro viaggio alla scoperta di questi caratteristici scrigni di storia parte dalla Masseria Paolino.
Masseria Paolino Ischitella Masseria Paolino Ischitella

Ischitella, 16 maggio 2021. Il territorio rurale di Ischitella è costellato di masserie e ville gentilizie, come del resto tutto il Gargano. Alcune di queste costruzioni erano dei veri e propri fortilizi, dotati di strumenti architettonici difensivi come le feritoie.

Il nostro viaggio alla scoperta di questi caratteristici scrigni di storia parte dalla Masseria Paolino, o anche identificata come “Torri Paolino” perché dovrebbero esserci almeno tre costruzioni adiacenti. Dalla tipologia di mura che reggono la struttura, si può dedurre che l’origine della masseria può essere fatta risalire ad epoca anteriore al Seicento.

L’intero edificio poggia su delle grotte naturali, riadattate con il tempo a ricovero per il bestiame. Secondo quanto appreso dai proprietari, queste cavità sono state utilizzate dai briganti come rifugio nel periodo post-unitario. Nei pressi della masseria è presente un’altra abitazione anch’essa appartenuta alla famiglia Paolino, dove sulla facciata d’ingresso si può notare la data della sua edificazione: 1852. All’interno, nel piano terra, si possono trovare ancora le tracce di un antico mulino con alcuni frammenti di una grande macina in pietra.

Fino al dopo guerra queste tenute erano vivamente abitate, così come ha riferito il proprietario. Con l’emigrazione d’intere famiglie di contadini verso la Germania e l’Italia settentrionale, queste terre e masserie hanno iniziato un triste spopolamento fino all’abbandono definitivo. Quel che resta oggi sono soltanto le mura, innalzate verso un soffitto di canne e tegole squarciato al cielo. Depredate negli anni di ogni minimo bene, pietra dopo pietra questi tesori di storia e d’identità stanno assumendo sempre più l’aspetto di un cumulo di macerie, soprattutto immateriali.

Articolo di Valerio Agricola – Servizio a cura di Giuseppe Laganella – Riprese e montaggio a cura di Vittorio Agricola

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