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Lucia Tancredi stasera sarà a Peschici con “Jacopa de Settesoli”

Peschici – Stasera 16 luglio alle ore 21,30 a Peschici, in Piazza Sant’Antonio, la scrittrice Lucia Tancredi dialogherà con la prof.ssa Lucrezia D’Errico su “Jacopa e Francesco”.

Partendo dalla storia francescana raccontata nell’ ultimo libro della Tancredi, si spazierà sugli “Itinerari garganici del Sacro e dell’Amore”.

L’evento è organizzato, nell’ambito del calendario estivo del Comune di Peschici “L’estate addosso”, dall’associazione SerendipitA 3L, presieduta da Lucrezia D’Errico, un sodalizio tutto al femminile (la A finale e le L rappresentano le iniziali dei nomi delle 4 socie fondatrici (Arianna, Lucrezia, Libera, Lucrezia), che si propone, nel suo Statuto, di organizzare un ventaglio di iniziative culturali per promuovere e valorizzare il patrimonio culturale materiale ed immateriale del Gargano.

La location prescelta, stavolta, è un luogo francescano di Peschici: la Chiesa di sant’Antonio.

Qui, secondo la leggenda narrata nel capitolo 60 del “Trattato dei Miracoli” (1252/1253) da Tommaso da Celano (amico e primo biografo del Santo), Francesco ispirò gli angeli ad aiutare le maestranze a completare la costruzione di un convento fuori le mura: « Una volta, scrive fra’ Tommaso – due frati minori stavano lavorando ad un’impresa non piccola, fabbricavano cioè una chiesa in onore del santo padre Francesco nella città di Peschici, nella diocesi di Siponto, e non avevano il necessario alla costruzione dell’edificio. Una notte, mentre erano alzati a recitare le Lodi, cominciarono a sentire un fragore di pietre che cadevano a mucchi. Si incoraggiarono a vicenda e si avvicinarono per vedere; e uscendo fuori, scorsero una grandissima folla di uomini, che facevano a gara a radunar pietre. Tutti andavano e venivano, e tutti indossavano abiti candidi. La grande massa di pietre là radunata dimostrò che la cosa non era frutto di fantasia, dato che la provvista non venne meno fino a che il lavoro non fu terminato. Non furono certo uomini in carne ed ossa a compiere tale opera: infatti, nonostante diligenti ricerche, non fu trovato nessuno che avesse pensato a ciò».

Il Conventino di San Francesco di Peschici, secondo quanto afferma nel 1245 Bartolomeo da Pisa, era un “locum” della “Custodia Montis Sancti Angeli” comprendente i conventi di Monte S.Angelo, San Giovanni Rotondo, Vieste, Rodi, Cagnano e Ischitella. Il teologo e storico francescano Luca Wadding rileva che quello di Peschici era il IV locum.

Tornando alla tematica dell’ evento di stasera, i lettori si chiederanno: chi è Jacopa e perché la scrittrice Lucia Tancredi la mette in tandem con San Francesco?

In attesa di leggere il libro, leggiamone l’abstract: «Nella ricostruzione, tra vero storico e verosimile letterario, di un Medioevo cortese, devoto al servizio d’amore come itinerario per giungere a Dio, Jacopa dei Settesoli non è solo l’amica e la protettrice di Francesco, ma una delle declinazioni del femminile sacro. La giovane matrona romana dalle trecce bionde, ricchissima e padrona del suo destino, stabilisce con Francesco un’intesa in cui l’amore è accettazione e valorizzazione della reciproca alterità come complemento e bene spirituale. La coralità dei Fratelli e delle Sorelle, un Oriente molto prossimo nei suoi scontri e nei suoi incanti, la difficile e controversa eredità di Francesco sono il contesto in cui si individua e si riscatta la figura di Jacopa, nella luminosa e coraggiosa fedeltà a se stessa, pur nell’esperienza di una vicenda d’amore straordinaria e assoluta».

La beata Jacopa dei Settesoli (o Settesogli) (†1239), dopo santa Chiara d’Assisi, fu la donna più vicina a San Francesco per devozione e manifestazioni d’affetto. Lo aveva conosciuto nel 1209, quando si recò a Roma per chiedere al papa Innocenzo III di approvare il suo ordine.

Francesco, quando Jacopa andava a trovarlo ad Assisi, soleva dire ai suoi titubanti confratelli: «Aprite le porte e fatela entrare, perché per frate Jacopa ( la chiamava affettuosamente così) non c’è da osservare il decreto della clausura relativo alle donne». La tenerezza del loro rapporto si evince soprattutto quando, in punto di morte, Francesco volle rivedere Jacopa per l’ultima volta. La prego’ di portargli un panno oscuro per avvolgere il suo corpo ed i ceri per la sepoltura. Ed anche quei dolci che gli faceva assaporare quando era malato a Roma.

Dopo la morte di Francesco, Jacopa si dedicò ad opere di carità, poi decise di vivere come terziaria francescana ad Assisi, dove morì. Venne sepolta nella cripta della Basilica di San Francesco, davanti alla tomba del Santo.

Teresa M. Rauzino

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