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Ischitella, le tele settecentesche di Gennaro Abate non hanno più segreti

Grazie ancora a Vincenzo Civitavecchia bibliotecario di San Nicandro, siamo in possesso di tutte le notizie relative alle tele settecentesche ordinate dal Principe Pinto al celebre pittore Gennaro Abate presenti in tre chiese d’Ischitella. Quattro delle tele furono restaurate qualche anno fa per interessamento di Don Francesco e della Soprintendenza e della Comunità Montana.

Ma andiamo alle tele che sono sette e sono presenti: quattro nella chiesa di San Eustachio, due nella chiesa di San Francesco e una nella chiesa del Purgatorio. Le notizie si hanno dall’archivio storico del Banco di Napoli da cui passarono i pagamenti per le tele stesse.

Ecco i testi:

11 Febbraio 1707 ad Alfonso Pinto Capece Bozzuto ducati 12 e per esso a Gennaro Abate dipintore, a complimento di ducati 14 atteso li restanti due per detto complimento l’ha il medesimo da lui ricevuto contanti, e detti sono per il prezzo saldo di due quadri fattoli così ricordo, che in uno vi è dipinta la natività di nostro Signore e nell’altro la crocifissione del medesimo quali da lui si mandano per carità nel Monasterio di San Francesco d’Assisi della terra d’Ischitella, restando con questo interamente soddisfatto, ne deve conseguire per qualsiasi altra causa alcuna e per esso a Giuseppe Landi per tanti altri .ASBN banco del Salvatore, GM,637,24 Marzo 1717.Al principe d’Ischitella ducati 20 e per lui a Gennaro Abate pittore a compimento di ducati 40 atteso altri ducati 20 li ha ricevuti con polizza di Gennaro Cioffo sotto il 15 luglio 1715, esserno in conto del prezzo di un quadro del medesimo fatto di suo ordine per darsi d’esso in carità alla nuova chiesa del Purgatorio in Ischitella e per essi a Giuseppe Sequino per altri tanti.

Qualche intoppo però ci fu, o ritardato saldo del principe o altro perché come si evince da una data di un quadro presente nella chiesa di San Eustachio c’è la data 1722, perché dal primo pagamento del 15-7-1715 al 1722 trascorsero circa 7 anni.

Articolo di Giuseppe Laganella

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